quel giorno che... - Auronzo caccia

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racconti
quella volta che pensavano di.....
L’appuntamento è con Aldo e Livio per andare in val Marzon, l'idea è di salire verso la val di Cengia, ci dobbiamo trovare alle tre e mezzo perchè in strada c' è neve e non possiamo salire con l'auto, perciò il cammino si allunga di molto. Però arrivano a casa con una terza persona che non conoscevo, un amico di loro, premetto che i due sono stati, assieme ad Armando e Gianfranco i miei primi compagni di caccia, questo aveva una Jeep e allora senza fatica possiamo salire fino all'inizio del sentiero, lungo la strada però, incontriamo un'altra squadra di cinque cacciatori che salivano a piedi, ci fermiamo e chiediamo dove stanno andando, perchè 5 sono le valli che si possono prendere da sotto, e tutte molto belle per la caccia al camoscio. Ma loro vanno proprio in val di Cengia, allora noi decidiamo di cambiare, rispettandoli che erano davanti e quindi potevano decidere di scegliere la zona, come conviene tra persone civili, "cosa che non sempre viene rispettata da parte di qualcuno" decidiamo perciò per val Campedelle, inizio io davanti a fare la traccia, la neve è caduta da poco e perciò leggera ma è parecchia, quando arriva l'alba siamo già a buon punto ed allora si comincia a binoculare sulle cengie sopra di noi, ci fermiamo spesso anche perché i miei compagni non son più dei ragazzini. Vediamo alcuni camosci, ma troppo lontani e in un posto non certo adatto per il recupero, saliamo di qualche decina di metri, a metà mattina il cielo si copre e inizia a scendere qualche fiocco di neve, forse portato dal vento, ma nessuno di loro ha più voglia di andare avanti, io salgo ancora qualche centinaio di metri per vedere se riesco a scovare qualche camoscio. Quei fiocchi si fanno poi pioggia e sempre più copiosa allorché verso le undici quello della Jeep li invita ad andar via e li avrebbe portati a Misurina a pranzo, cosa che Aldo e Livio accettano di buon grado, io ovviamente scendo con loro ma arrivati all'auto chiedo a Livio se mi avrebbe prestato il suo 6,5 x 68 io avevo all'epoca solamente il combinato, e così sarei rimasto a caccia anche al pomeriggio da solo. Li saluto e dopo un pò decido di salire per la val di Cengia anche se c'erano quelli prima, dopo tutto, la valle è grande e dopo tante ore non vedevo che disturbo avrei dato, invece......Inizio a salire intanto piove sempre di più, supero il primo ghiaione e lentamente continuo guardando attorno, è già passato mezzogiorno e non vedo l'ombra di un camoscio, ad un tratto, sotto una roccia sporgente lungo il sentiero c'è qualcuno con l'ombrello aperto, non mi faccio vedere e noto che ha uno spektive puntato sul lato di fronte, cerco di guardare nella stessa direzione e dopo un pò scorgo un camoscio accovacciato sopra una cengia a occhio e croce più di 300 mt. solo allora mi faccio vedere, è il guardia caccia Silvio, gli chiedo: cosa fai qui con questo tempo, e tu mi rispose, ho visto un camoscio lassù gli dico, è un maschio? sembrerebbe mi disse ma se non si alza non vedo bene. Guardo anch'io nel suo spektive e dalle corna e collo sembrava un maschio ma, meglio essere sicuri. Parliamo un pò e poi vorrei sapere da lui che ne pensa di quello, passano altri minuti e più convinto mi dice, può essere quasi certamente un maschio, non aspetto un attimo, se lo dici tu Silvio è proprio un maschio, il problema adesso è trovare un buon appoggio, la gola in quel punto è stretta ed è in cima proprio di fronte. Scendo allora nel ruscello dove c'è una gran roccia e appoggio sopra lo zaino, guardo Silvio ancora una volta che sorridendo mi dice, arrangiati io non ti ho detto niente, ma quel suo sorriso mi dà molta fiducia, da quel punto devo tenere la carabina quasi verticalmente, tanto che mi feci un taglio in fronte, ma ora l'ho dentro, è lunga ma, un colpo, vedo che appoggia la testa e non si muove. Sacranon de n' zancio te l'as ciapau (1) dice Silvio. Il problema ora è salire lassù con la neve, ma non faccio in tempo a godere della fucilata che da sopra il sentiero arrivano i cinque cacciatori che incontrai al mattino, mi hanno letteralmente aggredito urlandomi che quello lo stavano guardando da due ore e che io sapevo che erano la e perciò non avrei dovuto sparare. Chi mi conosce sa che non le mando a dire e allora con tono forte risposi; primo, se veramente lo guardavate da due ore potevate sparare prima ma evidentemente non eravate sicuri cos'era, poi non potete pretendere di avere la valle tutta per voi, inoltre se al posto mio era un cacciatore più anziano non dicevate niente. A questo punto uno mi dice, vai a prenderlo adesso e vediamo se è un maschio veramente. Puoi star certo che ci vado, e inizio a salire fin lassù tra baranci e rocce, impiegai più di 1/2 c'era molta neve e il pendio ripido, presi solo il fucile con me ed un cordino, arrivato a pochi metri dovetti sparare ancora un colpo per finirlo però non riuscivo da lì a raggiungerlo, un piccolo crepaccio ci divideva. Dopo vari tentativi riuscii ad agganciarlo per un corno e lo recuperai, controllai ed era un maschio e con un bel trofeo anche, mentre scendevo erano tutti a guardare in su aspettando magari di veder scendere una femmina, e arrivato vicino dai miei avventori, prima di attraversare il ruscello aprii le zampe dell'animale come per dire, guardate, e tutti andarono via, solo Silvio mi aspettò e sempre con lo stesso sorriso, quando arrivai mi fece i complimenti per la fucilata, una gran soddisfazione era il 1985.

(1) ............di un mancino l'hai preso.

 
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