un giorno tristissimo - Auronzo caccia

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racconti
uno dei giorni più tristi...
1992 decisi di prendere un segugio, alcuni dei miei amici già lo avevamo e per me possederne uno e cacciare con loro con il mio segugio era importante. Trovai tramite amico un cucciolo a Forni di Sopra, lo portai a casa quando aveva solamente 50 giorni. Gli ho dato tutto l'affetto dovuto e le attenzioni come fosse un figlio. Già al primo anno era molto bravo, il primo animale ucciso davanti a lui fu un piccolo di cervo ai "Ciarede". Ho per lui dedicato tutto il tempo necessario ed anche di più, affinché si trovasse in un ambiente piacevole e sicuro. A dicembre del 1994, mi accorsi che aveva dei problemi di respirazione, causa una deformazione congenita dovevo fargli un intervento. Praticamente non si era sviluppato il diaframma e in un salto, parte dell'intestino si era portato attorno al pericardio, che gli ostruiva la respirazione. Perciò dopo esami fatti urgeva un intervento. Per quel tipo di operazione non vi era nessuno in zona capaci a farlo, alcuni mi suggerivano che per un cane da caccia non valeva la pena, meglio sopprimerlo. Trovai un chirurgo ad Udine che opera bambini con quella deformazione, e fu possibile ai primi di gennaio operarlo. Tutto andò bene dopo tre settimane di cure il cane tornò in perfette condizioni, ma, una mattina di settembre, era il 2005 usciamo a caccia al capriolo, ero con Osvaldo e Mario, la pioggia quel giorno ci fece cambiare zona e decidemmo di fare una caccia breve in quel di Soccento. La mia sfortuna fu che dei camosci pascolavano molto in basso rispetto al solito, e il mio povero Tell li seguì fino a quando loro hanno potuto saltare delle cengie, lui non sapendo è scivolato facendo un volo di quasi 10m. ed è morto sul colpo. Dopo aver fatto di tutto per salvarlo dalla malformazione che aveva, l'ho perso in una banale caccia al capriolo, era il 24 settembre del 1995. Non posso e non voglio dire il mio stato d'animo, avendo solo lui potete immaginare il dolore per la sua perdita. Per due mesi non ho più cacciato e cercavo di colmare la sua assenza con un altro cane. Lo trovai a metà ottobre, un bavarese non puro ma bellissimo, tanto non lo avrei mai più portato a caccia, cosa che feci. Dopo pochi giorni eravamo felici senza però dimenticare il primo, questo molto vivace ci riempiva di gioia. Non vi è stato giorno che non lo abbia portato a camminare nei boschi a tutte le stagioni e coperto di tutte le cure dovute ed anche di più. Non lasciavo mai passare un giorno senza portarlo fuori, anche quando ero a caccia, alle quattro di pomeriggio lasciavo tutto per stare con lui. Era importante anche la compagnia che faceva ai miei genitori anziani. Rimaneva, soprattutto in inverno, molte ore in cucina sdraiato vicino a mia madre, educato e di compagnia era come un figlio per tutti. Gli inverni li ha sempre passati in casa al caldo, ogni mattina lo portavo a fare i suoi bisogni e poi rientrava a dormire fino a tarda ora, era come un cristiano. Che un tipo di cane così non potesse vivere a lungo lo sapevamo dall'inizio, ma quando, poco dopo le feste di Natale del 2007, lo vedo più stanco, non aveva la solita voglia di fare delle lunghe passeggiate al pomeriggio quando tornavo, mi ha preoccupato un po’. In cucina stava sdraiato senza quel umore solito di compagnia, sabato 12 gennaio fu l'ultima volta che mangiò, non stava bene sulle gambe posteriori, faceva fatica a camminare e soprattutto a fare i gradini. Per due giorni ha solo vomitato poi lo porto dal veterinario, era disidratato, il cuore batteva lentamente, gli fanno due flebo, nel frattempo vomita nuovamente ma solo sangue, il veterinario mi guarda sconsolato e lo vedo preoccupato, al pomeriggio alle sei devo ritornare per un'altra flebo, ma il cane non si alza, è sdraiato come si volesse lasciarsi andare, non riesco a prenderlo in braccio, si lamenta. Lo devo però portare in ogni caso, mentre vado in auto dal veterinario, vomita ancora molto sangue, non ha più la forza per reagire, la decisione sofferta è di non farlo più soffrire, perché si vede che soffre e non poco. Gli fa un'anestesia mentre sta in auto, io sono sempre con lui, e lo vedo mentre si addormenta che ogni tanto mi guarda quasi consapevole che non mi rivedrà più, dopo 40min. lo porto in braccio oramai addormentato in ambulatorio, dove gli fanno una puntura al cuore. Mi sono sentito morire. Gli do un ultimo bacio ed esco con in mano il maglione dove era appoggiato sporco di sangue. E' un dolore troppo forte per me e per tutti in famiglia, non ho nessuno e tutto il mio affetto era per lui. Per quanto soffriva è stato meglio così, sarebbe morto ugualmente a breve, ma, vedo ancora il suo sguardo mentre si addormentava, certamente capiva che mi avrebbe lasciato. Ho visto molte care persone andar via amici, famigliari, ma il dolore per la perdita di Tell non è stato da meno.

 
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